LA BIOGRAFIA. Cenni storici.

La cultura della biografia si formò nel mondo greco-ellenistico e, successivamente, in quello romano. Nell’età ellenistica il gusto della ricerca erudita e il diffondersi di un particolare individualismo che al di là del ‘personaggio’ cerca di indicare un ‘modello’ e di proporlo all’emulazione, favoriscono l’affermarsi della biografia come genere autonomo.

Con l’avvento del dominio romano, la biografia alessandrina si incontra con la tradizione  romana e latina dei “viri illustres”, gli uomini illustri per meriti politici e civili. Di qui la fioritura, nella tarda età repubblicana con Varrone ed, in età imperiale, con Tacito (Vita di Agricola), Svetonio (Vite dei dodici Cesari) di opere biografiche di notevole qualità letteraria. Alla biografia come genere diede nuovo impulso la diffusione del cristianesimo: le vite dei santi, dei martiri, si rivelarono efficaci per il trionfo della nuova cultura cristiana sul paganesimo. Ma è all’autobiografia che la patristica impone un rinnovamento decisivo: se la latinità classica aveva dato grandi opere a sfondo autobiografico (nella prosa, con i Commentarii di Cesare;  nella satira con Orazio, Marziale e Giovenale), approdando anche con Seneca all’introspezione filosofica; fu con le Confessioni di S. Agostino che si manifestò, nella letteratura occidentale, la serie dei libri dedicati al tormentoso scavo interiore, alla ricerca di sé stessi.

Con la cultura medievale le biografie si connotano di un tono edificante: gli scrittori espongono modelli di ‘pietà religiosa’ e contemporaneamente indicano all’esecrazione  esempi di ‘empia iniquità’. La Vita di Dante di Boccaccio apre la via a Belcari (Vita del beato Giovanni Colombini), a Platina (Vitae summorum Pontificum), a Vasari (Vite dei più celebri pittori, scultori e architetti). Gli strumenti della biografia si affinano ed al concetto quattrocentesco di ‘virtù’, il Cinquecento associa quello di ‘fortuna’ (binomio dialettico già impostato da Boccaccio), mentre Il Seicento registra  la nascita della grande erudizione moderna che giunge, nel Settecento, al suo pieno sviluppo: ai repertori biografici seicenteschi di Allacci, Ghilini, Aprosio, Bellori, seguono, nel 18° secolo, le opere monumentali di G.M. Mazzucchelli e di G. Tiraboschi.

Il Settecento è anche il secolo che con l’Illuminismo avvia un profondo rinnovamento degli studi storici all’insegna della ‘ragione’. La biografia inizia ad assumere quelle sottili sfumature psicologiche che risulteranno decisive nelle Confessions di Rousseau (pubblicate postume, 1788-91) e nella Vita del Dr. Johnson di Boswell (1791). L’età dei Lumi riscopre il gusto della grande esperienza privata e personale: dopo le autobiografie rinascimentali di  Piccolomini (Pio II), Cellini, Guicciardini, l’Europa torna a conoscere una straordinaria letteratura memorialistica con C.-H. de Saint-Simon, G. Casanova, ed altri che sarà di lezione all’Ottocento (nell’Italia del Risorgimento, Le mie prigioni di Pellico, le Noterelle di Abba, le Memorie di Garibaldi, le Confessioni d’un Italiano di Nievo).

La biografia romantica si rivela invece tesa a cogliere nell’individuo l’‘anima’ di un’epoca o di un popolo; il fenomeno di una vasta letteratura biografica che rivaluta gli aspetti mistici e spirituali dell’esperienza umana è comune a tutta l’Europa. Nel campo della biografia la vera eredità dell’Ottocento appare quella lasciata dalla “scuola storica” e da un filone biografico – al limite tra la ricerca storica e quella espressiva, tra ricostruzione storica e biografia romanzata – che nel 20° sec. raggiunge esiti di grande intensità con Ghéon -Promenades avec Mozart-, 1932).

Mentre in Italia il neoidealismo del primo Novecento porta a svalutare ogni ricerca biografica che non intenda risolvere totalmente nell’opera la vita dell’autore, in altre aree geografiche e culturali viene riaperta la questione di una biografia che sappia cogliere i rapporti dialettici tra la singola personalità e la situazione concreta nella quale l’individuo si trova a operare. Alla tecnica biografica ricorre ogni storico che voglia assicurare precisione e ampiezza di prospettive alle proprie indagini; inoltre, il carattere autobiografico di molta narrativa del 20° secolo apre nuove strade alla comprensione delle varie società. Il dibattito continua, formando nuovi autori e nuove scuole di pensiero.