BRANO TRATTO DALLA BIOGRAFIA “LA GUARDIOLA” COMMITTENTE PRIVATO

Qualcuno mi sostiene e, lentamente, entro nell’ufficio matricola. Hanno usato molta ironia e crudeltà per chiamarlo con quel nome. Come nuova matricola della popolazione carceraria dovrò sottostare in silenzio a tutte le assurde regole che mi imporranno.
Questa è la funzione del carcere: spezzare e punire, umiliare e svilire. Un’esperienza che non sono pronto ad accettare.

Mi fanno delle fotografie e mi prendono le impronte. I carcerieri si muovono come se io non esistessi.
Sono solo un numero. Non ho più un nome, una personalità, un passato. Tutto ciò che mi appartiene è finito nella discarica in cui vanno a morire i sogni. Rimangono le illusioni che con il tempo si guastano e diventano incubi. Espletate tutte le formalità dell’ufficio matricola mi portano in un altro ufficio chiamata magazzino.
In questo locale in cui aleggia un forte odore di disinfettanti un secondino mi consegna due ciotole, due posate (cucchiaio e forchetta), una coperta, due lenzuoli ed una federa. Con quella dotazione fra le mani, due agenti mi introducono in un lunghissimo corridoio di cui, più volte, dubito la fine. E’ un luogo in cui ogni angolo è abitato da sporcizia e degrado che provoca, in ogni passante dal cervello e cuore ancora in attività, un senso di inquietudine e smarrimento. Mentre cammino mi assale la prima delle tante domande che mi porrò come carcerato. Perché mantenere il corridoio in quelle condizioni?
Probabilmente per umiliare, ferire ed impaurire tutte le matricole che vi passano. Un brano della pedagogia del terrore.
I miei accompagnatori mi abbandonano all’ufficio accoglienza, una definizione che sa di ironia spinta sino ai confini della follia. Una cella orribile dominata da uno sporco indicibile e buia come la paura che assale i bambini dopo un brutto sogno. Dentro c’è già un collega che come me è alla sua prima esperienza carceraria.

Mi hanno tolto tutto: la fede, l’anello, la catena, l’orologio ed il portafoglio che contiene identità e denaro.
Il denaro è una misura della tua libertà. Ed ora non lo possiedo. E’ il primo atto della spoliazione della mia personalità.