Pubblicato dalla mitica Tartaruga nel 1977 e fuori commercio da anni, “Momenti di essere” è fondamentale per avvicinarsi a Virginia Woolf, l’unica sua vera biografia. Accompagnata da un interessante saggio di Liliana Rampello torna finalmente in libreria per l’editrice Ponte alle Grazie.
La mia attenzione di psicoanalista è stata catturata da una trentina di pagine qui tradotte per la rima volta in italiano. Scritte nell’estate del 1940 mentre la Francia si arrendeva alla Germania (Woolf lo annota con precisione storica e sgomento) e lei, “il ronzio di un moscone blu, lo stridio di un organetto e le urla dei venditori di fragole in sottofondo” sedeva nella sua stanza pensando al padre. Uomo affascinanate, esigente e selvaggio, alla cui “strana personalità” Virginia e la sorella Vanessa erano state per anni “completamente esposte, senza protezione alcuna”, Sir Leslie Stephen in famiglia “occupava la posizione di un dio ma anche di un bambino”. E’ leggendo Freud “per la prima volta ” che Virginia scopre la parola che meglio definisce il suo rapporto con il genitore: ambivalenza. Perché in lei, a differenza di Vanessa, “la rabbia si alternava all’amore”, “la furia a rispetto”. Pagine magnifiche che contengono l’impervietà di tanti amori filiali, la devozione ribelle di molte figlie di Zeus. Nonostante la “strana personalità” di qell’ambiente vittoriano, Virginia gli era grata perché le sue pupille brillavano d’orgoglio ed i suoi pochi insegnamenti si erano rivelati comunque perfetti. Con un’immagine fanciullesca e terrifica ci introduce nella gabbia edipica del loro rapporto: lei “scimmietta nervosa” che non faceva altro se non borbottare, far boccacce e saltare per la casa lui “leone pericoloso” dal passo “solenne ed imbronciato”, feroce e poi mansueto e di nuovo maestoso, infine impolverato e tormentato dalle mosche. Un’intera genetica bipolare abbracciata dallo splendore della scrittura. Momenti d’essere di verità domestica, immortale teatro della memoria. Assolutamente da leggere.
Vittorio Lingiardi